Un tempo molto lontano, quando esistevano ancora le Lire ed una superpotenza chiamata Stati Uniti d’America sembrava dominare tutti i palcoscenici mondiali, il massimo della rivalità Cina-Usa trovava il suo maggior compimento nel culmine sportivo delle Olimpiadi.
Quell’appuntamento sembrava fosse l’unica velata occasione per cercare di “fare sportivamente a pezzi” gli sfidanti di interi continenti.
CINA ED AMERICA se le davano di santa ragione a suon di medaglie olimpiche, tallonati dalla superpotenza URSS e lo si vedeva chiaramete nei volti tesi degli atleti, che il contendersi non riguardasse esclusivamente il prestigio od un ritorno pecuniario ma qualcosa che andava al di la di tutto questo.
Si respirava insomma la netta sensazione che ogni atleta comprendesse come dieci centimetri in più nel salto in alto, un secondo in meno nei cento metri piani o una valutazione dei giudici più alta alle parallele, alzasse un punteggio che andava ben oltre la classifica finale del tanto nostalgico MEDAGLIERE.